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Profilo biografico: Serena Fassi

Serena Fassi F
26/04/1935, Villar San Costanzo (CN), Italia
26/10/2001, Torino (TO), Italia
Nubile
Serena Fassi è nata il 26 aprile 1935 a Villar S. Costanzo, piccolo paese all'imbocco della Val Maira, nel Cuneese, di cui era originaria la famiglia materna Cavallera. I Fassi vivevano già da qualche anno a Villar, perché il padre, artigiano cartaio, aveva dovuto chiudere la sua attività a Saluzzo, per aver rifiutato l'iscrizione al PNF. Inoltre era stato sottoposto a sorveglianza a causa della parentela con il cognato Giuseppe Cavallera, ex deputato socialista e padre di quel Vindice che sarebbe stato condannato nel 1935 a otto anni di carcere come appartenente al gruppo di Giustizia e Libertà. Così la madre Antonietta si era messa a insegnare nelle elementari dei paesi della valle.
Nel 1938 i Fassi si trasferirono a Torino, dopo che il padre aveva finalmente trovato una nuova possibilità di lavoro come rappresentante di commercio. L'infanzia di Serena, ultimogenita di tre fratelli, fu perciò segnata da una precoce consapevolezza di appartenere a una esigua minoranza antifascista, proprio nel momento del massimo consenso al regime. Tanto più importante e partecipata, anche se, per ragioni anagrafiche, non vissuta in prima persona, fu perciò per Serena l'intera vicenda della Resistenza, negli anni trascorsi nuovamente a Villar, mentre il fratello Bruno combatteva nelle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà operanti in Val Maira e lo zio Nottino Cavallera in quelle garibaldine. Tutto questo periodo rivive in modo particolarmente vivido nella testimonianza di Serena raccolta in Epica minima (a cura di Sebastiano Parola e Aurelio Verra, Torino, 1987, pp. 565-576).
Con la fine della guerra la situazione si venne normalizzando. «La guerra era finita. Eravamo tutti vivi.... Eravamo stati fortunati. Ora eravamo liberi ... felici. E vittoriosi. In quel momento vissi con grande, infantile intensità anche il senso della vittoria» (p. 574). A distanza di tanti anni Serena sottolineava attraverso il ricordo di quel momento cruciale della sua infanzia il significato profondo di una svolta storica e liberatoria. Significato che sarebbe passato attraverso gli anni, cambiando non di segno, ma di senso a mano a mano che si facevano altre esperienze e altri contesti si aprivano. A Torino Serena proseguì gli studi con successo al liceo Cavour: nuove amicizie, destinate a durare una vita, e nuovi confronti. «Più tardi, negli anni che seguirono, mi resi conto che la Resistenza non era affatto un valore per tutte le persone che incontravo ... a scuola, tra le mie compagne, tra i miei amici. Non lo era nel senso in cui lo era per me. E me ne stupivo molto» (pp. 574-5). E poi vennero gli studi di filosofia all'Università e la laurea, con una tesi, nella quale convergevano i suoi interessi teorici che si erano indirizzati verso le teorie dell'apprendimento di Jean Piaget e verso la psicanalisi. Iniziò subito la sua carriera di insegnante, dapprima in Val d'Aosta, successivamente negli Istituti Magistrali di Saluzzo e di Alba, e poi definitivamente a Torino, all'Istituto Magistrale Gramsci e nei licei scientifici Segrè e Gobetti. Sentiva con profonda sensibilità le esigenze connesse alla realizzazione di un diritto allo studio riconosciuto anche alle classi che ne erano state escluse e che si avvicinavano per la prima volta alla scuola superiore, ed ebbe sempre parte attiva nei gruppi tra professionali e amicali di colleghi e amici, che condivisero con intensità di idealità compartecipate e di azioni comuni le esperienze di democratizzazione dell'insegnamento, di discussione sull'epistemologia delle discipline, di evoluzione nei rapporti con le istituzioni e con gli studenti. Con questo spirito Serena partecipò anche alle iniziative del CIDI e della FNISM.
La sua attività di insegnante fu sempre ispirata a un antifascismo militante ma non fazioso, e al rifiuto di ogni forma di razzismo e di intolleranza, coerente con una visione assolutamente laica, che traduceva quotidianamente nel suo lavoro. Riteneva indispensabile un rigore negli studi che corrispondesse a una esigenza profondamente sentita di onestà intellettuale e questo era il messaggio fondamentale del suo insegnamento. L'importanza che dava alla conoscenza vedeva un suo personale percorso nella saldatura tra approccio umanistico e conoscenza scientifica, in una relazione tra forme di sapere che riteneva indispensabilmente interdipendenti, e di cui voleva che gli studenti fossero consapevoli. Così come nell'approccio alla storia dava importanza alle esperienze di conoscenza verificabile, agli scambi con paesi anche lontani, come la Russia, alle testimonianze dirette. Questa stessa serietà Serena ha portato nell'affrontare la malattia e la morte che l'ha colta il 26 ottobre 2001 e spiega la sua determinazione di voler affermare anche in morte le ragioni di una scelta di vita, con il desiderio di essere sepolta nella tomba dedicata ai "caduti e combattenti Gl della guerra di liberazione", nel cimitero del vallone della Margherita, in Val Maira, meta in vita di innumerevoli camminate. Per questi stessi motivi gli amici hanno voluto ricordarne le memoria proprio con una borsa di studio da dedicare a una tesi di laurea che si ponesse nella stessa scala di valori.

Mariangela Fassi
Pier Giuseppe De Vecchi
Marisa Perna


Citazioni di o su Serena Fassi in Monografia

Epica minima, Sebastiano Parola e Aurelio Verra (cur.), Torino, 1987

Relazioni con altri documenti e biografie


Mariangela Fassi
15/04/2008
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Come citare questa fonte. Fassi, Serena  in Archos Biografie [IT-BP439]
Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019