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CARTACEO: "Tra cinque giorni Pola sarà slava", «Il Corriere di Novara», 5 febbraio 1947

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"Tra cinque giorni Pola sarà slava", «Il Corriere di Novara», 5 febbraio 1947
Riproduzione digitalizzata dell'articolo "Tra cinque giorni Pola sarà slava" pubblicato in «Il Corriere di Novara», Organo del Partito Liberale Italiano, il 5 febbraio 1947.
Il supremo sacrificio di Pola sta per compiersi. La città che conobbe lo splendore della civiltà romana e il saggio governo della Serenissima, è divenuta quasi deserta. Gli ultimi suoi cittadini si apprestano, nell'imminenza del ritiro delle truppe alleate, ad abbandonare terre, abitazioni, tutto quanto essi avevano accumulato in lunghi anni di lavoro.
Interminabili colonne di profughi si avviano verso il porto d'imbarco, recando seco solo quel poco che consente il precipitare degli avvenimenti. C'è una grande angoscia nei cuori. Dietro loro la città morta, la terra di nessuno.
Gli italiani se ne vanno, mentre si spegne nelle terre che lasciano la luce della latinità. Ma laggiù, ove dopo la fine della pace, porrà piede lo straniero, riamane però, solenne testimone della nostra civiltà, l'anfiteatro. Un altro contingente di profughi è giunto a Trieste da Pola; con gli altri sono arrivati pure 46 orfani dell'Orfanotrofio del Sacro Cuore, accompagnati da alcune suore. I bimbi sono stati ospitati provvisoriamente al Silos, in attesa di essere inviati in qualche altra città italiana. Anche slavi che fino a qualche tempo fa parteggiavano per i regime della repubblica federativa, incominciano a seguire l'esempio degli italiani e si affrettano ad abbandonare la città. Ciò fa supporre che l'occupazione slava seguirà di pochi giorni la firma del trattato di pace, per cui non si comprende come l'onorevole Carignani, in occasione della sua visita a Pola, abbia potuto affermare che la data del 10 febbraio non ha alcun significato. Ha sorpreso inoltre la sua affermazione che per lo sgombero totale della popolazione, saranno necessari ancora trenta o quaranta giorni. Ma i cittadini di Pola che durante i giorni dell'occupazione conobbero la vera essenza del regime di Tito, preferiscono allontanarsi qualche giorno prima della firma del trattato di pace. Venezia si prepara ad accogliere con tutto il suo amore i profughi della città sorella che fuggono verso Occidente. Alcune navi tra cui il Toscana, il Montecuccoli, e il Messina, faranno la spola attraverso l'Adriatico per trasportare la massa degli emigranti a Venezia dove il soggiorno sarà necessariamente breve, in quanto la destinazione finale è già stata stabilita nelle varie località d'italia. Dei 30.000 fuggiaschi che hanno deciso di abbandonare la loro terra, 15.000 sbarcheranno a Venezia, e gli altri ad Ancona. Il piroscafo Toscana, che tutt'ora si trova all'ancora, salperà dal porto domani e rientrerà sabato con i primi 2.000 polesini, le masserizie dei quali saranno invece trasportate in diversi porti: Brindisi, Ancona, Trieste e Venezia.
Venezia avrà anche l'onore di accogliere al loro arrivo da Pola le salme gloriose di Nazario Sauro e della M.O. Grion che saranno esumate per essere tumulate in quel suolo per il quale i due eroi morirono. Un comitato esecutivo si è riunito allo scopo di tributare degne onoranze ai resti mortali dei due italiani. Ma non saranno queste le sle salme a lasciare la terra di Pola. Molte famiglie hanno chiesto di portare seco le salme dei loro cari, il che dimostra la disperata angoscia che accompagna i nostri fratelli nel loro esodo. Nel frattempo le organizzazioni di assistenza e i vari enti sono mobilitati per preparare agli emigranti le accoglienza che, confortate dal calore di un fraterno amore, diranno a questi sventurati italiani che il suolo che essi toccano non è quello dell'esilio, ma quello della patria.
05/02/1947;


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Miletto Enrico 01/12/2009
Pischedda Carlo 01/12/2009
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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019